martedì 3 marzo 2020

I DIRITTI DI MADRE NATURA: intervista a NICOLAI LILIN: "Ho scelto di scrivere un libro in cui protagonista fosse la natura, rappresentata proprio dalla Taiga"


Quando Nicolai Lilin ha acconsentito ad una mia intervista devo dire che una sottile emozione mi ha attraversato.
Non capita certo tutti i giorni che il tuo scrittore preferito decida di fermarsi a riflettere con te. Pubblico ciò che ne è venuto fuori.
Per quel che mi riguarda queste parole andrebbero lette e rilette poiché in un tempo in cui sembra prevalere la natura effimera delle cose, esse ci riportano ad una visione intima, reale e profonda della vita.



 Caro Nicolai, il tuo ultimo libro "Le leggende della tigre"edito Einaudi,  sembra avere un'anima ambientalista. E' Così?

Si, esattamente. L'idea del mio novo romanzo è nata proprio durante il mio ultimo viaggio in Siberia. Amo questa terra, la rispetto e rimango male quando vedo i segni della sua sofferenza.
Durante quel viaggio sono stato testimone di un caso abbastanza preoccupante. Una tigre denutrita era uscita della foresta e si era gettata sotto l'automobile sulla strada. Per fortuna l'autista riuscì a manovrare e l'animale fu salvato. Hanno chiamato i veterinari e quando arrivarono, mi dissero che non era la prima volta che succedeva. La causa di questo comportamento disperato è l'uomo che avanza sempre di più nella foresta con le tecnologie industriali, distruggendo gli habitat di molti animali, cosi quelli migrano e le tiri, che sono territoriali e raramente abbandonano la loro zona, rimangono affamate, così  lentamente muoiono. 
Nei casi più estremi, gli animali escono dalla foresta e si gettano verso le automobili, quasi come a protestare contro la follia dell'uomo che distrugge la natura. 
Quindi ho voluto scrivere un libro in cui protagonista fosse la natura, rappresentata proprio dalla Taiga, foresta siberiana.

 Quest'estate ti ho seguito sui social mentre raccontavi i devastanti incendi che ci sono stati in Siberia. Cosa è accaduto?

Purtroppo gli incendi ci sono ogni anno e di solito avvengono per  cause naturali, mentre  la scorsa estate,  erano dovuti alle attività dell'uomo, ovvero alla selvaggia deforestazione dei boschi, che viene applicata illegalmente dalle aziende private che corrompono gli amministratori locali e fanno con il bosco quello che vogliono.
Dopo aver tagliato gli alberi, di solito chi esegue questi lavori pulisce i tronchi direttamente sul luogo e il materiale residuo che rimane per terra viene bruciato. Così le aziende nascondono le tracce della propria attività, dando la colpa della deforestazione agli incendi. L'estate passata era molto calda e secca, praticamente senza piogge e molto ventilata, quindi il fuoco in meno di due mesi ha distrutto quindici milioni di ettari di Taiga.   

Ed ora come è la situazione?

Adesso il fuoco non brucia, la Siberia è coperta dalla neve, però rimangono accese nelle profondità le piastre della torba, che con l'arrivo di primavera, con lo scioglimento della neve e del ghiaccio, potranno nuovamente causare i disastri. 

 Nel tuo libro talvolta emerge un'immagine in base alla quale la Taiga sembra quasi avere un'Anima. E' così?

Io credo che nella Natura ogni cosa possieda un’anima, ogni elemento vivo è legato con tutto il resto, proprio attraverso quell'energia universale che molti chiamano anima. La taiga, a chi provasse a visitarla,  sembrerebbe non solo  avere un'anima, ma essere un'entità viva, con un proprio carattere, con il proprio modo di agire e comportarsi.
Si tratta di un complesso ecosistema che segue un'armonia composta da molte entità, quando lo vedi da vicino, e lo  vivi dall'interno, è incredibilmente forte, ti dà la sensazione di appartenere a quel mondo. Molte persone non riescono a sopportarlo e fuggono, altri al contrario, rimangono affascinanti e addirittura dipendenti e vi ritornano spesso, oppure rimangono a vivere nella foresta. Tutto dipende dalla sensibilità che ognuno ha.  

 A che servono le storie che raccontano di uomini, animali e natura? Ci sono degli scrittori contemporanei che ti piacciono?

Le storie in generale servono per animare una delle parti più importanti del nostro essere, ovvero la nostra mente, la coscienza. Quelle che raccontano la vita egli animali, che parlano della natura, degli uomini che vivono in stretto contatto con essa, ci insegnano il rispetto e l’armonia, non solo per gli altri e per il modo circostante, ma sopratutto per noi stessi, visti come una parte di quel grande universo.
Sai, vedere l'uomo al centro dell'universo, il padrone di tutto, non è molto furbo e non posso chiamarlo neanche molto egoista, perché se una persona egoista si preoccupasse del proprio bene, dovrebbe sapere che mettendo se stesso al centro di tutto, in pratica si condanna all'estinzione. 
Per questo io da sempre ero affascinato dalle storie nelle quali la natura non era qualcosa da conquistare, sottomettere, oppure sfruttare, ma nelle quali traspariva la via di un rapporto equilibrato con il mondo che ci circonda, che insegnavano il rispetto per quello che si trova attorno a noi e dentro di noi.
Le storie siberiane sono piene di questi messaggi ed insegnamenti, per questo le amo.
Io leggo molto e volentieri, secondo me leggere in sé è già un'abitudine utile ed importante. Mi piacciono diversi scrittori, per lo più classici, ma anche molti contemporanei mi entusiasmano.
Per rimanere fedele al tema della natura, però, sfrutto l'occasione per ricordare un grande scrittore sovietico Vitalij Bianchi. I suoi racconti per ragazzi sulla natura, sui cacciatori, sulla foresta e sopratutto sugli animali, che spesso erano protagonisti assoluti, sono davvero bellissimi e preziosi, veri gioielli letterari.  

 Ci consigli un disco o un artista musicale che proprio valga la pena ascoltare?

Io ascolto diversi generi di musica, dal rock a quella classica. Quando disegno mi faccio accompagnare dalle opere di Mozart, consiglierei a tutti di approfondire, sia la musica che i libretti, sono dei gioielli artistici di grande valore. 

 Ad un certo punto del tuo racconto, Maxim, uno dei protagonisti, afferma che il nostro modo di stare al mondo è come se dovessimo vivere in eterno. Dove ci sta portando secondo te l'evoluzione scientifica? Temiamo ancora la morte?

Il problema non è nell'evoluzione scientifica, che ben venga, purché equilibrata con tutto il resto. Il problema della nostra società moderna è che spesso è unidirezionale.
Purtroppo spesso in seguito alle nostre chimere quotidiane, dimentichiamo che per vivere una vita piena e ricca da tutti i punti di vista, ma sopratutto da quello spirituale, abbiamo bisogno di realizzarci  in direzioni diverse, mentre la struttura del mondo moderno e la cultura di consumo frenetico, ci obbliga a  cambiare questa nostra impostazione naturale: da qui tutti i nostri problemi.
Il problema non è il timore della morte, ma la nostra tendenza ad allontanare l'idea che siamo mortali, che e’ in sé sbagliata.
 Intanto chi ha detto che la nostra esistenza, così come la conosciamo, ha alla base lo stesso modello che governa l'universo? Chi ci assicura che quello che noi chiamiamo  vita, non sia semplicemente una concentrazione temporanea dell'energia universale, e quello che noi chiamiamo  morte, a questo punto,  una semplice mutazione della nostra energia in uno stato diverso?
Dobbiamo capire, che ogni grande problema che esiste, lo abbiamo creato noi stessi.
Io da piccolo ho passato molto tempo con le persone che avevano diversi disturbi mentali, all'epoca nel nostro quartiere ne abitavano parecchi. 
Mi ricordo che parlando con alcuni di loro ho scoperto che non comprendevano una serie di concetti fondamentali sui quali si basa tutta la nostra visione della vita. Molti non sapevano cosa fosse la morte, non riuscivano a comprendere il senso dell'invecchiamento, non davano importanza all'età che una persona ha, e per via di questo, erano molto sereni, avevano quella serenità interna che raramente si nota nella gente comune. In effetti io poi non l’ho incontrata in nessun altro.
Uno di questi, una volta diede il fuoco alla casa del vicino. Fu un gran disastro, tutto bruciò completamente. Quando gli chiesero il motivo di quel gesto, lui rispose che spesso sentiva il vicino di lamentarsi di non poter cambiare vita, di non poter andare a trovare un suo vecchio amico sull'isola di Sahalin, perché doveva badare alla casa, rimasta a lui in eredità dai genitori. 
Quella era la sua prigione. Alla fine, dopo che la sua casa è stata bruciata, quell'uomo, parecchio disperato, bisogna ammetterlo, partì per l'isola di Sahalin e  trovò lì lavoro, moglie, ebbe figli e finalmente raggiunse delle soddisfazioni e la serenità.
La prima cosa che fece quando venne a trovarci nel nostro quartiere è stata andare ad abbracciare, baciare e ringraziare con le lacrime agli occhi quel matto che qualche anno prima diede il fuoco alla casa sua.
Dopo quei fatti ho inteso che la nostra mente, la coscienza, se appesantita e ingabbiata dai preconcetti che noi riceviamo con l'educazione e sviluppiamo durante la vita, spesso ci danneggia, sopratutto se non siamo in grado di trovare l'equilibrio tra questi concetti e la realtà, sempre dinamica è soggetta a mutamenti. Credo che questa nostra ossessione per il concetto fasullo dell'eterno sia qualcosa di profondamente castrante. L'esistenza è uno continuo susseguirsi delle forme dell'energia, alla quale gli scienziati non sono stati ancora in grado di dare una definizione concreta. Se questo è l'eternità, allora non dobbiamo nemmeno pensarci, è inutile, meglio concentrarsi sull'equilibrio e la positività di questa parte della nostra esistenza.

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