venerdì 28 febbraio 2020

IL GREEN NEW DEAL HA DEGLI ASPETTI CONCRETI: E SE INIZIASSIMO A PARLARE DI URBANIZZAZIONE ECOSISTEMICA?


Ho pensato di diffondere questo video di Salvador Rueda, sebbene sia datato,  perchè bisogna iniziare a pensare all'ecologia in termini molto concreti.
Trovo che oggi vi sia una grossa disinvoltura nell'utilizzo di parole che, private di concretezza, diventano delle meravigliose foglie secche al vento. Cosa intendiamo in concreto quando parliamo di green new deal? Ambiente e tecnologie devo essere eterni nemici, o si possono immaginare sistemi di gestione della differenziata che in tempo reale ti diano la misura del mancato prelievo dei rifiuti, infrastrutture di monitoraggio della qualita' dell'aria, della gestione dei piani di circolazione. Immaginare un piano di riwilding, di ricomposizione delle aree verdi attraverso progetti di trasformazione urbana. Da ultimo integrare la gestione delle aree verdi. Tutto ciò' ovviamente ha un costo, per questo e' necessario un new deal che forzi i patti di stabilita'. 
Ripensare la città potenziano la "supermanzana" presume un'idea molto precisa dell'organizzazione del trasporto pubblico che quindi diventa veramente un nodo fondamentale




domenica 23 febbraio 2020

IL CORONAVIRUS TERRORIZZA, I DISASTRI CILMATICI NO



In questi giorni i media diffondono in continuazione la notizia del pericolo di pandemia dovuto al coronavirus.
Non è il caso di sottovalutare il problema, ma è chiaro che ci muoviamo sempre più in uno schema paranoico, in cui alcuni pompano terrore nel sistema circolatorio della nostra società.
Le vittime per coronavirus sono 2461, sembra che solo nel 20% dei casi di contagio si arrivi alla morte (per pazienti già gravati da patologie).
Per ciò che concerne invece i mutamenti climatici, ebbene, questi negli ultimi 20 anni hanno provocato 500000 vittime e si prevede che nei prossimi anni vi sarà una media di 250.000 morti all'anno (statistiche dell'IPCC).
Per alcuni sociologi dell'ambiente, tra cui Giovanni Carrosio, il problema sta nel livello di percezione del rischio.
Quest'ultimo dato, la percezione del rischio appunto, non è in sé spurio, ma può essere "lavorabile" dalla pressione dei media. 
Per ciò che riguarda i disastri ambientali all'opposto si determina una grande rimozione che non permette una costruzione sociale della percezione del rischio.
Vi allego un articolo che può essere un interessante spunto di riflessione.


venerdì 21 febbraio 2020

SPIAMO PREDA DI LUPI ARTIFICIALI. PERCHE' UNA COSTITUZUINE DELLA TERRA

SIAMO PREDA DI LUPI ARTIFICIALI
PERCHE' UNA COSTITUZIONE DELLA TERRA


Quando per la prima volta iniziai a parlere di riconoscere sogegttività giuridica alla natura devo dire mi confrontai con gli sguardi perplessi di chi ascoltava.
In realtà l'idea non era nemmeno troppo originale, visto che il movimento della deep ecology aveva avuto, a partire dagli anni 70, una buona diffusione in giro per il mondo.
Val la pena ricordare che nel 2017 il Gange e lo Yamuna, suo affluente, sono stati riconosciuti legal person (in un capitolo del mio prossimo libro vi sarà il racconto della avvincente battaglia ecosferica che ha condotto a questo approdo)

Intanto mi è capitato di legegre su Il Manifesto un articolo firmato dal Prof. Luigi Ferrajoli che invoca una "Costituzione della Terra".
Per chi non conoscesse il professore, val la pena ricordare che il suo testo I Diritti Fondamentali è considerato ua sorta di sacra scrittura per chi si occupa di filosofia del diritto e scienze giuridiche.

Ferrajoli ovviamente non si spinge fino al punto di sosptenere le ragioni della deep ecology, ma ritengo che già ridefinire il contratto sociale, immaginando in suo luogo un contratto ecosferico sia un vero balzo in avanti.